venerdì 4 novembre 2011

Oggi l'operazione al cuore di Cassano


Pato convinto"sara' piu' forte di prima.
I medici convinti che tornera' presto a calpestare i campi di gioco,sarà necessario qualche mese di riabilitazione.

Carminati è considerato fra i massimi esperti internazionali nella chirurgia dei difetti cardiaci interatriali, come appunto il forame ovale pervio che avrebbe causato la lieve ischemia cerebrale al campione barese.



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lunedì 24 ottobre 2011

Simoncelli, morte davanti al padre



Schianto fatale in Malesia:colpito alla testa da Edwards e Rossi.

Sic, come tutti chiamavano Simoncelli, è morto sulla pista di Sepang, al secondo giro del Gran Premio della Malesia. È morto perché ha perso il controllo della moto e il casco, quello vero, invece di salvargli la vita è saltato via.
La scena toglie da subito tutta la speranza. La Honda va fuori controllo all'uscita della curva. Il pilota, disarcionato, rimane attaccato alla moto che anche senza guida resta al centro del circuito e taglia la strada a chi insegue. Colin Edwards lo centra e lo investe, Valentino Rossi gli passa sopra. Nessuno dei due può evitare l'impatto e Simoncelli arriva al centro medico in arresto cardiaco con i segni della ruota sul collo. La gara si ferma, parte la rianimazione: 45 minuti di tentativi inutili, 45 minuti di passione per Paolo Simoncelli, il padre di Marco. Su e giù davanti al box del Team Gresini, la squadra con cui Sic aveva appena rinnovato il contratto, un continuo girovagare in agonia. Quando esce per la prima volta dal centro medico dice: «È messo male» e si capisce che pensa pure peggio, che persino credere all'opzione miracolo è impossibile. La gente che si muove per il paddock lo consola, lui reagisce poco ai gesti di chi incrocia: strette, pacche sulle spalle, pianti. Si ferma e riparte di continuo, con lo sguardo sempre più perso. La sola persona che non abbraccia è Kate, la fidanzata del figlio. Con lei uno scambio di occhiate raggelante: le sfiora un polso e scuote la testa, quando basta per rispedire Kate indietro, stravolta. Lei si mette a piangere contro un muro e lui all'improvviso ha una direzione: la stanza dove ormai c'è solo il corpo del figlio. Quando riemerge dalla verità ha una sola frase da dire tra le lacrime: «Non è giusto». E non c'è niente di sensato in una giornata così.

L'elicottero appena atterrato resta fermo nell'area di emergenza, non c'è bisogno del trasferimento all'ospedale di Kuala Lumpur, un addetto stampa della MotoGp comunica l'ora del decesso ed è una notizia che nessuno aspetta più perché tutti si sono già resi conto che è finita. La corsa si interrompe non appena arriva l'ambulanza senza bisogno di riunioni o riflessioni. Il dramma è evidente e andare avanti sbagliato. Pura logica. Il motomondiale non ripete l'errore commesso solo l'anno scorso, a Misano, quando in Moto2 un incidente ha ucciso il giapponese Shoya Tomizawa e gli altri sono andati dritti, fino al traguardo. In Malesia è impossibile far finta di niente, i piloti hanno gli occhi rossi molto prima dell'annuncio ufficiale. Conoscono il mestiere che fanno e davanti all'immagine in cui il casco salta via sanno anche che il loro collega è morto. Dani Pedrosa, pilota della Honda, commenta: «Ci si dimentica quanto è pericoloso questo sport».

A spiegare cosa è successo ci pensa una macabra moviola e in realtà neanche il rallentatore chiarisce fino in fondo la dinamica dell'impatto. La moto non cerca la via di fuga ed è difficile capire chi dà il colpo mortale e perché il casco si sfili senza che il laccio si rompa. Non si tratta di trovare un responsabile che non esiste, solo di mettere in fila cause e conseguenze. Toccherà all'indagine, aperta automaticamente ieri, trovare delle risposte e delle possibili soluzioni per rendere le piste più sicure. La Honda rilegge la sequenza della curva 11 e spiega così: «Anziché scivolare insieme alla moto verso l'esterno, come sarebbe normale, la gomma ha ritrovato aderenza sulla pista e lo ha proiettato sulla traiettoria dei due piloti che lo seguivano da vicino». Una prima ricostruzione a cui nei prossimi giorni si aggiungeranno centinaia di dettagli. Niente che possa dare a Paolo Simoncelli la giustizia che cercava. La moto non è giusta, è un rischio.


Il Video dello schianto




ADDIO GRANDE CAMPIONE

Fonti Rai
Fonti LASTAMPA
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mercoledì 19 ottobre 2011

E' tornato dopo 11 anni e dopo aver fatto il giro del mondo a piedi


Jean Beliveau, 56 anni, ha attraversato 5 continenti

19 ottobre
Toronto-Jean Béliveau, 56 anni, canadese, ha fatto il giro del mondo a piedi, ed è tornato dopo 11 anni a Montreal, dove ha mostrato ancora un gran desiderio di avventura e di non fermarsi mai. Per questo è stato paragonato a Jack Kerouac. Il viaggio di Béliveau è iniziato dopo il fallimento della sua azienda di neon. La molla è stata una classica crisi di mezza età, la necessità di superare la depressione. Ha attraversato a piedi Usa, Messico, America Latina, Africa, Europa e Asia.

Fonte Ansa
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Champions, bene le italiane


Inter vince sul Lilla 1-0. Napoli pareggia 1-1 col Bayern Monaco
19 ottobre,

Serata positiva per le italiane impegnate in Champions League. L'Inter, sul campo del Lilla, ha vinto 1-0, con gol di Pazzini al 21', in una partita della terza giornata del gruppo B. Nel gruppo A, invece, pareggio casalingo per il Napoli, fermato sull'1-1 dal Bayern Monaco. La rete per i tedeschi e' stata segnata in avvio di gara da Kroos (2'), il pareggio e' arrivato con un autogol di Badstuber (39'). Il portiere azzurro De Santis annulla un rigore al 49'. Domani in campo Milan-Bate Borisov.

Fonte Ansa
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Ghilad Shalit e' a casa con la sua famiglia


Il caporale parla alla televisione egiziana: 'Ho sempre confidato nella mia liberazione'

19/10/11

Ghilad Shalit e' libero e ha riabbracciato la sua famiglia nella base aerea di Tel Nof a sud di Israele. Al termine di un volo di un'ora in elicottero il militare ha finalmente raggiunto la sua casa a Mitzpe Hila, in Alta Galilea. Nel villaggio tutti sono mobilitati, i media di mezzo mondo affollano le stradine presidiate in forze dalla polizia e imbandierate con i colori d'Israele. Ovunque slogan di bentornato e poster che raffigurano l'immagine stilizzata - ormai nota nel mondo - di Ghilad. Dopo oltre cinque anni di prigionia nella Striscia di Gaza, il giovane militare israeliano e' stato restituito oggi al suo Paese e alla sua famiglia sulla base dell'accordo siglato nei giorni scorsi con Hamas e in cambio del rilascio di centinaia di detenuti palestinesi che nelle stesse ore cominciavano ad attraversare i confini in senso contrario.

Smagrito, ma ''in buone condizioni'', secondo le sue stesse parole e gli esiti della prima visita medica, il giovane carrista catturato neppure ventenne nel giugno del 2006 e' ricomparso come dall'oltretomba di fronte alla tv egiziana prima del rimpatrio e dell'abbraccio tanto atteso con papa' Noam e mamma Aviva. E ha manifestato subito un lucido e sobrio auspicio di ''pacificazione'' fra israeliani e palestinesi: dicendosi solidale verso il destino dei reclusi scarcerati in cambio della sua liberta', ma a patto che essi ora tornino ''a casa'', come lui, e ''rinuncino alla lotta armata''.

Shalit ha detto alla tv di Stato egiziana che raccontera' la sua prigionia e che ha ''molto da dire a questo proposito''. Sulla sua liberazione, il giovane militare israeliano ha affermato che per lui questa ''era l'ultima chance'', aggiungendo che il suo rilascio e' dovuto alle buone relazioni tra gli egiziani da una parte e israeliani e Hamas dall'altra.

Lo scambio e' avvenuto di prima mattina e si e' svolto senza significativi intoppi, mentre Israele tirava un sospiro di sollievo collettivo - malgrado la contestazione di qualcuno per il ''cedimento al ricatto dei terroristi'' - di fronte al ritorno di questo figlio disperso divenuto negli anni della cattivita' una sorta di icona planetaria.

Mentre nelle piazze palestinesi, a Gaza come a Ramallah, un'atmosfera di tripudio salutava i primi reduci delle carceri israeliane. Secondo le intese previste, raggiunte con la decisiva mediazione egiziana, Shalit e' stato trasferito di buon ora in Egitto dalla Striscia di Gaza, sotto la scorta dei miliziani del braccio armato di Hamas - guidati dal loro uomo forte, Ahmed Jabari - attraverso il valico di Rafah. E qui e' stato preso in affido dalle forze di sicurezza del Cairo che , piu' tardi, dopo l'intervista, lo hanno consegnato agli israeliani.

Nel frattempo i primi 477 detenuti palestinesi coinvolti nel 'baratto' - radunati nelle ore precedenti in parte a ridosso del varco di Kerem Shalom (fra Israele e la Striscia) e in parte nel carcere di Ofer (vicino a Ramallah) - sono stati avviati gradualmente al rilascio. Altri 550, per un totale di 1.027 reclusi, molti dei quali condannati nello Stato ebraico per gravi attentati terroristici, verranno scarcerati entro i prossimi due mesi.

Shalit, dal canto suo, e' salito su un elicottero che lo ha condotto nella base di Tel Nof, a nord di Tel Aviv, dove e' avvenuto finalmente l'incontro con i genitori, con il nonno, con i fratelli. E dove ha ricevuto anche il bentornato del premier Benyamin Netanyahu, del ministro della Difesa Ehud Barak e dei vertici militari del suo Paese. Un rendez-vous carico di emozione, secondo quanto si puo' immaginare, tenuto accuratamente fuori dalla portata di telecamere e flash.

Il tutto in un'atmosfera di gioia piu' raccolta rispetto ai festeggiamenti di massa dei palestinesi e alla fanfara della macchina della propaganda messa in moto soprattutto da Hamas per celebrare quello che gli integralisti presentano come ''una vittoria sul nemico sionista'': gli ex detenuti sono stati ricevuti a Gaza con tutti gli onori e a Ramallah da un discorso del presidente dell'Autorita' palestinese (Anp), Abu Mazen
USA PREOCCUPATI PER LIBERAZIONE PALESTINESI - Gli Stati Uniti hanno avvisato Israele circa la loro ''preoccupazione'' per la liberazione dei palestinesi in cambio del rilascio del soldato israeliano Guilad Shalit. Il portavoce del Dipartimento di stato, Mark Toner, alla domanda se gli States abbiano avvertito Israele circa la pericolosita' di questi ex detenuti e se abbiano espresso il loro dissenso sull'operazione, ha risposto:''abbiamo fatto ambedue le cose''.

OBAMA PERSONALMENTE CONTENTO LIBERAZIONE
DIP.STATO, CONTRARI A LIBERARE CHI HA FATTO CRIMINI CONTRO USA
NEW YORK - Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e' ''personalmente contento'' della liberazione del caporale Ghilad Shalit, ha reso noto il suo portavoce Jay Carney, mentre il dipartimento di stato lascia intendere che alcuni dei palestinesi inclusi nello scambio avrebbero commesso reati contro cittadini americani. Il portavoce del Dipartimento di Stato Mark Toner aveva riferito che Washington aveva espresso al governo israeliano ''preoccupazione'' per il rilascio di alcuni dei detenuti palestinesi nell'ambito dell'accordo tra Israele e Hamas. ''Quando abbiamo appreso di alcuni individui'' che sarebbero stati liberati ''abbiamo comunicato la nostra posizione'' al governo israeliano, ha detto il portavoce Mark Toner ai giornalisti. In seguito, il Dipartimento di Stato ha precisato che ''in forma di principio gli Stati Uniti si oppongono al rilascio di individui che sono stati condannati per crimini contro gli americani''.

Fonte Ansa
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martedì 18 ottobre 2011

Usa: scopre tradimento con iPhone 4s


Aveva scaricato app 'Find my friends' a insaputa moglie

NEW YORK, 17 ott - Divorziano a causa dell'iPhone 4S e dell'applicazione Find my Friends, una delle piu' popolari che consente, previo consenso, di rintracciare i propri amici e vedere se sono nelle vicinanze. Il caso di New York, dove grazie al nuovo iPhones equipaggiato con 'Find my Friends' un uomo ha scoperto il tradimento della moglie, lascia intravedere la possibilita' di una nuova ondata di 'crisi amorose', come accaduto con email, sms e di recente anche con Facebook.

Fonte Ansa
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Assisi,sprofondata di 15 cm in 20 anni


Lo rivelano i dati radar dei satelliti

ROMA, 17 OTT - Assisi, la citta' di S. Francesco visitata da milioni di turisti e pellegrini, sta affondando: 15 cm in poco meno di 20 anni, 7,5 mm l'anno.
Lo rivelano i dati satellitari raccolti dall'Agenzia spaziale europea, elaborati dall'Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell'ambiente (Irea).Dati satellitari di circa vent'anni sono stati analizzati e hanno permesso di ricostruire l'evoluzione storica dei territori verificando la presenza di alcuni movimenti anche in zone sensibili. Continua...

Treni in sciopero il 21/10 da 9 a 17


possibili modifiche a programmi viaggio alcuni convogli

ROMA, 17 OTT - Le segreterie nazionali dei sindacati di categoria hanno proclamato uno sciopero nazionale del personale del Gruppo FS Italiane dalle 9.00 alle 17.00 di venerdì 21 ottobre.
riverisce una nota delle Ferrovie dello Stato. In occasione dello sciopero il programma di alcuni treni potrà subire modifiche.

fonte Ansa
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Lodo Mondadori,ministero chiede sentenza


Iniziativa capo ispettori Miller dopo esposto Marina Berlusconi

ROMA, 17 OTT - Il capo degli ispettori del Ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller, ha chiesto ai giudici milanesi copia della sentenza d'appello che ha condannato Fininvest a pagare 564 milioni alla Cir per la vicenda del Lodo Mondadori.
La richiesta fa seguito all'esposto presentato da Marina Berlusconi al Ministero e al Pg della Cassazione contro i magistrati, in cui si denunciavano ''sconcertanti omissioni'' nella sentenza.E' un' ''intollerabile ingerenza'', accusa il Pd.

fonte Ansa
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lunedì 17 ottobre 2011

Michele Misseri,solo io ho ucciso Sarah


La figlia Sabrina, sono innocente e mio padre e' un vigliacco TARANTO, 17 OTT - Michele Misseri ha consegnato, durante l'udienza preliminare per l'omicidio di Sarah Scazzi, al gup di Taranto Pompeo Carriere un memoria con la quale si dichiara unico colpevole dell'omicidio della nipote. Ha anche fatto dichiarazioni spontanee, ha parlato per un'ora.Quanto e' toccato alla figlia Sabrina, invece, solo pochi minuti. Sono innocente e mio padre e' un vigliacco ha ribadito tra le lacrime. Nell'udienza si decidera' se lei e la madre debbano andare a giudizio per l'omicidio.

fonte Ansa
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Filippine, prete italiano ucciso in un agguato

Filippine, prete italiano ucciso in un agguato
Padre Fausto Tentorio era nel Paese da più di 30 anni

MANILA - Un missionario italiano, padre Fausto Tentorio di 59 anni, della provincia di Lecco, da oltre 30 anni nelle Filippine, e' stato ucciso stamani da un sicario con il volto coperto da un casco, dinanzi alla sua parrocchia di Arakan, a North Cotabato nell'isola filippina di Mindanao. Il sacerdote aveva da poco finito di dire messa e stava per entrare nella sua auto per recarsi, come ogni lunedi', alla riunione del presbiterio di Kidapawan, quando gli si e' avvicinato l'uomo che gli ha sparato con la pistola, colpendolo alla testa e alla schiena.

Secondo il racconto alla polizia dei fedeli che si trovavano nel convento, l'uomo e' poi montato su una motocicletta e si e' dileguato. I fedeli, molto legati al missionario, lo hanno portato in ospedale, dove e' arrivato gia' morto, ha raccontato il vescovo di Kidapawan, Romolo de la Cruz. Gli stessi fedeli hanno quindi portato la salma in parrocchia per la veglia funebre.

Nato a Santa Maria di Rovagnate (Lecco) nel 1952, padre Tentorio era arrivato nelle Filippine nel 1978 e dopo due anni ad Ayala, nell'arcidiocesi di Zamboanga, era stato trasferito nella diocesi di Kidapawan nel 1980 come amministratore della missione nella parrocchia di Columbio a Sultan Kudarat, fra indigeni e musulmani. Dal 1985 era ad Arakan, dove era conosciuto come padre 'Pops' e lavorava in una comunita' di emarginati, musulmani, indigeni locali, i Manobos, nella formazione e organizzazione di piccole comunita' montane.

''Non abbiamo parole - ha detto all'ANSA padre Giulio Mariani, responsabile del centro missionario di Zamboanga, sede regionale del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) - non riusciamo a spiegarci quanto successo''. Pedre Tentorio ''ha sempre lavorato nella zona, piena di emarginati, tribali, musulmani. Era molto apprezzato. Forse ha schiacciato i piedi a qualcuno, non sappiamo ancora. Nel 2003 - continua Mariani - era sfuggito a un tentativo di omicidio. Da piu' di 30 anni in quel posto faceva un lavoro magnifico, era amato da tutti''.

Padre Tentorio e' il terzo missionario del Pime ucciso a Mindanao. Padre Tullio Favalli venne ucciso da un gruppo paramilitare il 15 aprile del 1985 nella stessa zona di Kidapawan, mentre padre Salvador Carzedda il 20 marzo del 1992 da due uomini in moto a Zamboanga. Due missionari inoltre sono stati rapiti e poi liberati a Mindanao: nel 1998 padre Luciano Benedetti e nel 2007 padre Giancarlo Bossi.
'FORSE DATO FASTIDIO A QUALCUNO' - ''Non abbiamo parole, non riusciamo a spiegarci quanto successo. Padre Tentorio era molto amato dai suoi, forse troppo e questo probabilmente ha dato fastidio a qualcuno''. Questo quello che ha raccontato all'ANSA padre Giulio Mariani, missionario Pime, responsabile del centro missionario di Zamboanga, sede regionale del Pontificio istituto missioni estere.

''Al momento - ha detto al telefono padre Mariani - non abbiamo molte informazioni. Sappiamo che padre Tentorio aveva appena finito la messa e stava entrando nella sua auto quando e' stato colpito. I fedeli che si trovavano nel convento hanno sentito gli spari e sono usciti subito, hanno visto un uomo con un casco scappare verso una moto. Loro stessi lo hanno portato all'ospedale piu' vicino, a 30 chilometri, dove hanno dichiarato la morte di padre Tentorio''. Mariani non ha notizie circa i motivi del gesto.

''Lui era tenuto in grande conto da tutti i fedeli, ha sempre lavorato nella zona piena di emarginati, tribali filippini, musulmani. Era molto apprezzato. Forse ha schiacciato i piedi a qualcuno, non sappiamo ancora. Nel 2003 - continua Mariani - era sfuggito ad un tentativo di omicidio. Da piu' di 30 anni in quel posto faceva un lavoro magnifico, era amato da tutti''. Il vescovo locale voleva portare subito la salma di padre Tentorio a Kidapawan, sede della diocesi, ma i fedeli del missionario ucciso hanno voluto invece portato la salma nella sua chiesa per vegliarla. Oltre agli omicidi di padre Tentorio e di altri due missionari del Pime, a Mindanao sono stati rapiti nel 1998 padre Luciano Benedetti e nel 2007 padre Giancarlo Bossi.
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Orgoglio Italiano

Orgoglio Italiano



Questo video e' dedicato a tutti gli italiani che in tutta Italia ma anche nel resto del mondo tengono duro...la crisi,la politica,i disastri ambientali i debiti e ormai la fame affligono ogni famiglia e ogni singolo Individuo in Italia ma guardando questo video vi accorgerete che siamo un popolo fantastico,se avete bisogno d'aiuoto non serve guardare lontano,L'Italia e' Qui. Continua...

Il derby è della Lazio




Finisce 2-1 in rimonta per la formazione biancoceleste l'attesissima stracittadina della Capitale. Decisivo un gol dell'attaccante tedesco al 48' della ripresa. I giallorossi erano passati in vantaggio nei minuti iniziali con Osvaldo, nella ripresa la svolta con l'espulsione di Kjaer e il gol di Hernanes su rigore


ROMA - I cinque bocconi amari ingoiati in altrettanti derby, tramutati d'incanto in prelibatezze. L'uomo della notte romana è Miro Klose, che a pochi secondi dalla fine sfodera un concentrato di tecnica (stop a seguire perfetto) e freddezza, piazzando con precisione alle spalle di Stekelenburg l'ultima palla della partita. Lazio batte Roma 2-1, complessivamente giusto. Un primo tempo dove la Roma è piaciuta di più, pur nel sostanziale equilibrio, una ripresa però stradominata dalla Lazio. Il fatto di giocare una quarantina di minuti abbondanti con l'uomo in più (rosso a Kjaer sul rigore del pari di Hernanes), ha oggettivamente aiutato la Lazio, ma va detto che la freschezza atletica dei biancocelesti è sembrata di gran lunga superiore. In un derby di svolta, Luis Enrique ora dovrà non perdere il filo di un gioco che sta comunque dando alla squadra; la Lazio con una classifica così schiacciata può anche pensare in grande.

LE SORPRESE DI LUIS ENRIQUE - Reja, che si libera del tabù Roma e delle battute di Totti con una corsa liberatoria sotto la curva, non sorprende nelle scelte (Hernanes a sostegno di Cisse e Klose) che di fatto si conoscevano da una settimana. La sorpresa alle comunicazioni ufficiali era attesa da Luis Enrique, e infatti... Il tecnico spagnolo preferisce Kjaer a Burdisso in difesa e opta per una doppia regia in mediana: per alleviare le fatiche di De Rossi e non obbligarlo al ruolo di 'factotum', viene scelta la personalità di Gago (uno abituato
al Bernabeu). Previsto invece lo schieramento offensivo: il ruolo di Totti lo fa Pjanic, nel tridente con Bojan e Osvaldo.

LA ROMA PARTE FORTE - Migliore l'inizio della Roma, che mette subito a frutto le proprie caratteristiche con un buon possesso palla. Notevole tecnica dei giallorossi, sui cui fraseggi stretti la difesa laziale sbanda: ne esce il gol di Osvaldo, freddo nel battere da pochi metri Marchetti, poi sfrontato nell'esibire una maglietta evocativa un vecchio derby di Totti con la scritta ''vi ho purgato anch'io''. Croce e delizia l'italoargentino, capace di vanificare l'ennesimo cross di Josè Angel con un tiro timidissimo a botta sicura. Di qualità la prova di Bojan, che oltre a giostrare bene tra gli spazi, sfiora il gol e crea parecchie situazioni sventate in extremis (puntuale Dias). La Lazio ovviamente non sta a guardare. Klose per poco non sfrutta l'unica vera chance sbagliando di poco un piatto ad incrociare, anche se l'uomo che ci prova di più è Hernanes con molte battute da fuori.

LA LAZIO ESCE ALLA GRANDE - Nella ripresa la Lazio beneficia subito di una grossa ingenuità di Kjaer, che tocca lievemente - ma lo tocca - Brocchi in area: cartellino rosso, rigore e pareggio di Hernanes. Gara che cambia completamente volto. Luis Enrique sacrifica Perrotta inserendo Burdisso, ma i giocatori della Roma non fanno più possesso palla, trasformandosi gagliardi difensori del fortino. La difesa comunque è troppo bassa, e di fatto ogni volta la Lazio riesce a verticalizzare, i giallorossi ballano. La chiave è lo spostamento di Hernanes, che da sinistra crea continuamente ulteriore superiorità numerica. I pali di Klose con un colpo di testa e di Cisse con un fantastico destro al volo fanno pendere da parte laziale la bilancia. La Roma qualcosa lo combina in contropiede, ma sono mezze chance. Poi Klose all'ultimo respiro, e la Lazio torna a sorridere.

Lazio-Roma 2-1 (0-1)
LAZIO (4-3-1-2): Marchetti 6, Konko 5.5, Andrè Dias 6.5, Biava 6, Radu 6 (1' st Lulic 6), Gonzalez 6 (15' st Mauri 6), Ledesma 6, Brocchi 6.5 (30' st Matuzalem 6), Hernanes 7, Cisse 6.5, Klose 7. (1 Bizzarri, 33 Stankevicius, 7 Sculli, 9 Rocchi).
All.: Reja 7
ROMA (4-3-1-2): Stekelenburg 6, Rosi 6 (38' pt Cassetti 6), Kjaer 5, Heinze 6.5, Josè Angel 6.5, Perrotta 5.5 (8' st Burdisso 6), De Rossi 6, Gago 6, Pjanic 6.5, Bojan 6 (28' Pizarro s. v.), Osvaldo 6.5 (18 Curci, 8 Lamela, 31 Borini, 22 Borriello).
All.: Luis Enrique 5.5
Arbitro: Tagliavento di Terni 6
Reti: nel pt 5' Osvaldo; nel st 6' Hernanes (rigore), 48' Klose
Angoli: 8-2 per la Lazio
Recupero: 3' e 3'
Espulso: Kjaer al 5' st per fallo da ultimo uomo su Brocchi Ammoniti: Osvaldo per comportamento antiregolamentare, De Rossi, Perrotta, Cassetti e Brocchi per gioco scorretto Spettatori: 50.000 Continua...

Maroni:"evitato il morto"



Il ministro dell'interno difende l'operato delle forze dell'ordine. Ma Cicchitto punta il dito "contro alcuni banchieri e un industriale manager" che solidarizzano con gli indignati.



Dopo gli scontri di ieri a Roma 1la polemica sulla gestione dell'ordine pubblico 2 resta alta. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, però, non fa passi indietro: "La gestione dell'ordine pubblico ha evitato il morto. Servono punizioni esemplari perché sono veri e propri criminali".

Le opposizioni, però, insistono e chiamano in causa l'esecutivo. "Il governo ha il dovere di spiegare dettagliatamente come è stato possibile che un numero così alto di teppisti sia passato inosservato al lavoro preventivo del ministero dell'Interno" dichiara il vicepresidente di FLI, Italo Bocchino. ll capogruppo dell'Idv Massimo Donadi anticipa invece che "chiederemo al ministro cosa sia accaduto, perché i black bloc abbiano potuto agire con tale violenza mettendo in pericolo migliaia di manifestanti pacifici e a ferro e fuoco una città. Chi intende manifestare pacificamente ha il diritto di poterlo fare. E chi ha il dovere di proteggere i cittadini deve farlo". E anche il pidiellino Cicchitto chiede che il ministro dell'Interno Roberto Maroni vada a riferire alla Camera". Cosa che il ministro farà martedì: "In quella sede illustrerò le iniziative che intendo assumere per evitare che quanto accaduto ieri possa tornare a ripetersi in futuro"

E
si fa sentire anche il Vaticano. Quelle immagini della statuetta della Madonnino distrutta da un manifestanti hanno fatto il giro del mondo. E la Santa Sede, per bocca di padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, commenta i disordini: "Esprimiamo condanna per violenze immotivate e gli atti di offesa alla sensibilità dei credenti compiuti ieri".


Gli scontri di Roma? Colpa di "alcuni banchieri e un industriale manager". Ovvero Draghi e Montezemolo. L'ardito collegamento arriva dalla bocca del capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Che, il giorno dopo la manifestazione degli indignati non trova di meglio che piegare le violenze in chiave politica. Puntando il dito contro coloro che "si erano affrettati a solidarizzare con gli indignati, non sappiamo se per un complesso di colpa, o se per indirizzare solo sulla cosiddetta classe politica le responsabilità della crisi in corso del capitalismo con conseguenze sociali assai gravi. Siccome la protesta sociale, al di là di quello che è avvenuto a Roma, sta avvenendo in tutto il mondo occidentale, è evidente che è indispensabile una riflessione seria che non può essere risolta dalle 'piccolissime frasi' di qualche banchiere o di qualche manager che, per parte sua sta cercando di scendere in politica" . Gli stessi toni usati ieri dal collega di partito Maurizio Gasparri che aveva attaccato "gli strapagati banchieri che strizzano l'occhio ai manifestanti e incoraggiano i violenti". I giornali della destra, invece, puntano il dito contro la sinistra che coccolerebbe i violenti.

Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani la risposta a chi si chiede come mai solo in Italia la protesta sia degenerato in incidenti è questa: "Chi è sul fronte della crisi è anche sul fronte della provocazione. Molti pensano che finiremo come la Grecia e quindi pensano di trattarci come la grecia, speculatori o provocatori che siano c'è una sola risposta agli uni e agli altri: riprendere in mano il nostro destino, rimettere in cammino la dignità dell'italia, alzarsi in piedi e far vedere a tutti la forza e l'orgoglio degli italiani" Continua...

Scontri a Roma, indignados nel mirino



In decine di città in tutto il mondo questo sabato la gente è scesa in piazza stringendo cartelli e inneggiando slogan contro il sistema finanziario. Roma è stata sotto assedio per tutto il pomeriggio, con scontri tra polizia e black block e con auto incendiate


Nelle città europee, tra cui Berlino e Londra, le manifestazioni sono state in gran parte pacifiche con migliaia di persone che sfilavano tra gli antichi monumenti, raccogliendo consensi di fronte ai simboli del capitalismo come la Banca centrale europea a Francoforte. Altrove l’affluenza è stata più modesta, ma qualche centinaio di persone si sono viste in diverse città tra cui Sydney, Tokyo e Hong Kong. Ci sono state proteste anche a New York e molte altre città degli Stati Uniti e del Canada. Proprio la manifestazione di New York ha lanciato una serie di messaggi – in opposizione al Presidente Obama ma anche con cartelli che lo inneggiavano – contro il nucleare, la corruzione politica e la privatizzazione dell’acqua.

Nonostante la differenza di lingua, di cultura e di dimensioni, le proteste erano unite dal senso di frustrazione per il crescente divario tra ricchi e poveri.

“Non ho alcun problema con il capitalismo. Non ho alcun problema con l’economia di mercato. Ma trovo il modo in cui il sistema finanziario funziona profondamente immorale“, dice uno dei manifestanti più anziani a Berlino. “Non dobbiamo salvare le banche. Dobbiamo salvare il popolo“. Mentre un giovane manifestante dice chiaramente “che qualcosa deve essere fatto“. ”Questo movimento non è unico, ma una rete di gruppi diversi“, ha detto la signora Simke, che tempo fa si oppose alla disuguaglianza dei redditi e che ha a cuore il cambiamento climatico ed è contraria al nucleare: “Sono positivamente molto sorpresa da quanto bene si è riusciti a riunire un gruppo così numeroso.”

Le proteste di oggi sono nate dalle dimostrazioni in Spagna nel maggio scorso, ed è cresciuto anche negli States con il movimento”Occupare Wall Street” che ha avuto inizio il mese scorso a New York. Le manifestazioni globali di questo weekend si sono tenute in concomitanza con la riunione dei ministri delle finanze e i banchieri delle banche centrali del G20 che si sono incontrati oggi a Parigi per discutere dei problemi economici mondiali, compresi i modi per affrontare in Europa la crisi del debito sovrano.

A Londra la folla si è riunita davanti alla Cattedrale di St. Paul. “I banchieri sono i veri saccheggiatori” e “Noi siamo il 99 per cento” si legge nei cartelli e negli striscioni. Un dimostrante, travestito da Gesù Cristo, aveva un cartello che diceva “mandai via gli usurai per una ragione”, riferito ad un episodio della Bibbia. Anche a Londra ci sono stati dei brevi scontri, ma la polizia era presente in massa con decine di furgoni antisommossa, unità cinofile e centinaia di agenti. La manifestazione comunque è stata per lo più pacifica, in un’atmosfera quasi da pic-nic con la gente che andava e tornava dal vicino Starbucks. Il fondatore di Wikileaks Julian Assange ha fatto la sua comparsa a St. Paul ed è stato accolto da centinaia di fan scatenati, dall’alto della scalinata della chiesa si sente rapito ed ha definito il movimento “il culmine di un sogno“.

A Roma la protesta ha uno spessore e una diffusione che si estende per alcuni chilometri. I black block infiltrati tra gli indignados romani hanno dato fuoco ad alcune auto e si sono scontrati violentemente con la polizia, che ha risposto con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni. Le proteste sono state aggravate dall’insoddisfazione crescente verso il governo di Silvio Berlusconi – che è miracolosamente sopravvissuto a un voto di fiducia proprio venerdì – colpevole dell’iniquità finanziaria italiana e, per certi versi, globale. ”Siamo sconvolti perché non abbiamo prospettive per il futuro“, dice una giovane dimostrante romana. “Non abbiamo e mai vedremo una pensione. Dovremo lavorare fino alla morte“, dice un altra ragazza.

La manifestazione di oggi a Roma purtroppo verrà ricordata per gli scontri tra polizia e manifestanti – black block, fessi, scemi, criminali… fate voi – non per l’incredibile partecipazione: circa duecentomila persone hanno sfilato pacificamente; un centinaio hanno assalito le forze dell’ordine cercando quella valvola di sfogo alla propria insoddisfacente vita. E purtroppo ci sono riusciti.

Quanto è grande la rabbia che porta in piazza una generazione senza futuro e senza possibilità di crescita, che se anche avesse un mestiere non arriverà mai ad una pensione decente, o ne avrà una ridicola? Tanto grande. Il paradosso è che lo dice anche il presidente della Banca d’Italia e futuro presidente della Bce Mario Draghi – «Hanno ragione […]Siamo arrabbiati noi contro la crisi, figuriamoci loro che hanno venti, trenta anni. Hanno aspettato, aspettano tanto. Per noi non è stato così» – l’uomo che rappresenta il male per gli indignados europei.

Probabilmente oggi come mai prima è giusto scendere in piazza e dimostrare la nostra indignazione verso la politica, l’economia, e la rete globale di affari e affaristi che sta distruggendo il futuro di noi tutti, vecchi e giovani, occupati e disoccupati, in cerca del primo lavoro o disperati per averlo perso in età ormai avanzata. E se vi dicono che i manifestanti sono violenti non credetegli, quelli non manifestano ma vogliono solo distruggere. E continueranno a distruggere anche nel caso in cui le cose cambiassero. No, non sono manifestanti ma dei criminali che prima o poi ci faranno scappare il morto. Speriamo solo che avvenga più tardi possibile. Continua...

Lodo Mondadori,ministero chiede sentenza


Iniziativa capo ispettori Miller dopo esposto Marina Berlusconi

ROMA, 17 OTT - Il capo degli ispettori del Ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller, ha chiesto ai giudici milanesi copia della sentenza d'appello che ha condannato Fininvest a pagare 564 milioni alla Cir per la vicenda del Lodo Mondadori.
La richiesta fa seguito all'esposto presentato da Marina Berlusconi al Ministero e al Pg della Cassazione contro i magistrati, in cui si denunciavano ''sconcertanti omissioni'' nella sentenza.E' un' ''intollerabile ingerenza'', accusa il Pd.

Fonte Ansa
Continua...

mercoledì 5 ottobre 2011

Donna astemia mangia babà e va in bici: patente ritirata per stato di ebbrezza



CASERTA - Una storia che ha dell'incredibile, quasi fosse scritta dalla penna di un fantasioso scrittore. Invece è accaduta a Caserta (e non in Svezia oppure in Svizzera).

Nei giorni scorsi a una giovane donna casertana è stata ritirata la patente di guida. E non perché fosse una piratessa della strada, imbottita di droga o di alcol mentre guidava un'auto in corsa: è stata trovata in lieve stato di ebbrezza mentre era alla guida della propria bicicletta.

Proprio così: sottoposta ad alcoltest, la signora è risultata positiva, con un valore di pochissimo superiore al limite massimo consentito: 0,9 anziché 0,5. La donna (da sempre astemia) ha spiegato di avere mangiato alcuni babà bagnati con il rhum alla festa per il battesimo del nipotino.

La polizia giudiziaria (in base alle nuove norme del Codice della strada), ha ritirato la patente alla signora. La donna che ha deciso di proporre ricorso al giudice di pace di Caserta. Continua...

martedì 4 ottobre 2011

Amanda e Raffaele assolti e liberi



Unico condannato per l'omicidio a questo punto è Rudy Guedé, a 16 anni di carcere in via definitiva

Perugia, 4 ottobre 2011 - LEI SCOPPIA in lacrime, in singhiozzi. Lui, invece, rimane impasssibile mentre la piazza del tribunale, quattromila persone, insorge contro la sentenza: «Assassini, vergogna». Sono bastati 60 secondi per cambiare due vite. Senza emozione, con la cadenza istituzionale della giustizia, il presidente della corte d’Appello, Claudio Pratillo Hellmann scandisce: «Nel nome del popolo italiano... assolve Amanda Knox e Raffaele Sollecito dai reati loro ascritti per non aver commesso il fatto». Non uccisero Meredith Kercher, sgozzata con una coltellata il primo novembre di quattro anni fa. Non la violentarono. Loro non c’erano. Per la Knox, resta l’unica condanna a tre anni per aver calunniato Patrick Lumumba, il ‘nero’ innocente.



NELL’AULA degli Affreschi del Palazzaccio di Perugia esplode la felicità: la Corte dispone «l’immediata liberazione» degli ex fidanzatini dopo 1450 giorni trascorsi in cella. Ma, contemporaneamente, demolisce il castello accusatorio della procura e sconfessa il libero convincimento di ben ventisei giudici, compresi dieci della Cassazione. Una sentenza attesa undici ore, quasi data per scontata dal ‘partito degli innocentisti’. Mentre Amanda pregava e cantava in chiesa, e mentre Raffaele se ne stava, come sempre, raggomitolato su se stesso. Aspettando e sperando che qualcuno gli restituisse il futuro, con la paura che «la giustizia sbagli un’altra volta». E invece no. La giustizia stavolta ha detto che sono innocenti.




Ma Perugia protesta, come può. Fuori di palazzo di giustizia si urla ‘assassini’, ‘vergogna’ e si fischiano i legali degli imputati. Sulla decisione della Corte — il presidente, il giudice a latere Massimo Zanetti, sei giudici popolari tra cui un solo uomo — deve aver pesato come un macigno la perizia genetica disposta in appello, su richiesta delle difese. E quell’ordinanza, del 18 dicembre 2010, che poneva la prova scientifica al primo posto, nel lungo e difficile elenco di indizi, e rimetteva in ballo l’intero processo e le condanne comminate in primo grado (26 anni per la Knox e 25 per Sollecito), per decidere «al di là di ogni ragionevole dubbio». A nulla è valsa la difesa dell’indagine e della prima sentenza fatta dalla procura generale. «Amanda e Raffaele hanno ucciso per niente — aveva sostenuto il pm Manuela Comodi nelle repliche —, ma hanno ucciso e per questo devono essere condannati al massimo della pena che, in Italia fortunatamente, non è quella di morte». «Non ho ucciso, non ho violentato, non ero là. Voglio tornare a casa. Io sono innocente, Raffaele è innocente» aveva detto ieri mattina Amanda, la voce rotta dall’emozione, nell’ultima «difesa» consentita. E lui, Raffaele, «il signor nessuno per cui è stato chiesto il carcere a vita» si era tolto quel braccialetto con scritto ‘Amanda e Raffaele liberi’. Ne voleva fare omaggio ai giudici ma è finito nella borsa del suo difensore.




LA CORTE ha creduto loro. E lei è ora libera di volare negli States. Lui, chissà. Di verdetto «frutto del più clamoroso errore degli ultimi anni» parla la pma Comodi. «Faremo ricorso per Cassazione» annuncia il procuratore generale Giancarlo Costagliola, «e sarà proprio la Cassazione a fare giustizia», ha aggiunto il pm Giuliano Mignini, che si è scagliato contro i mass media: «Una Caporetto dell’informazione. Mai visto una tale pressione mediatica, non si può andare avanti così». Rudy Guede resta dunque l’unico colpevole del delitto di via della Pergola. Uccise «in concorso», hanno stabilito i Supremi giudici, Ma i suoi complici per ora sono solo fantasmi.

di Erika Pontini


RAFFAELE SCRIVE A REMO CROCI DI "QUARTO GRADO"

Sono affidate ad una lettera indirizzata a Remo Croci, inviato di "Quarto Grado", le parole di sfogo di
Raffaele Sollecito accusato, con Amanda Knox, dell'omicidio di Meredith Kercher e assolto con lei ieri sera con formula piena dalla Corte d'assise d'appello di Perugia. Il ragazzo, condannato in primo grado a 25 anni di
reclusione, nella missiva denuncia il malessere e la sofferenza di questi ultimi quattro anni di carcere trascorsi
nell'attesa di un verdetto di assoluzione, che la sentenza della Corte d'Appello ha emesso da pochi minuti. Ecco il testo integrale della lettera di Sollecito, diffusa questa sera su Retequattro nel corso dello speciale "Quarto Grado-Il delitto di Perugia": "Egregio Signor Croci, sono passati quattro lunghissimi tragici anni, pieni di dolore e di speranza che la verita' sarebbe prima o poi venuta a galla, nonostante gli innumerevoli tentativi meschini di sopprimerla. Nella lunga sofferenza che Amanda ed io abbiamo dovuto patire e sopportare, abbiamo sempre cercato - si legge nella missiva - di non perdere mai la speranza". "Le perizie sono arrivate con enorme ritardo - denuncia il ragazzo - questo chiedere e richiedere cio' che era sempre stato nostro diritto, nel frattempo ha devastato le nostre famiglie e ha gettato via quattro lunghi anni delle nostre vite". E conclude: "Quello che abbiamo sofferto ci ha cambiato per sempre ma nonostante questo, spero che molti abbiano aperto gli occhi e comincino a considerare che non si gioca con la vita delle persone come si fa nelle competizioni sportive".



PASSAGGI SIGNIFICATIVI DELLA SENTENZA

Questi i passaggi piu' significativi del dispositivo della sentenza nei confronti di Amanda Knox e Meredith Kercher: ''In nome del popolo italiano, la Corte d'assise d'appello di Perugia... in parziale riforma della sentenza pronunciata in data 4-5 dicembre 2009 dalla Corte di assise di primo grado di Perugia, nei confronti di Knox Amanda e Sollecito Raffaele...: - dichiara Knox Amanda colpevole del reato di calunnia (ai danni di Patrick Lumumba, ndr)... e la condanna alla pena di anni tre di reclusione (...); - assolve entrambi gli imputati dai reati contestati ai capi A (omicidio, ndr), B (porto di coltello), C (violenza sessuale) e D (furto) per non aver commesso il fatto, e dal reato di cui al capo E (simulazione di reato) perche' il fatto non sussiste; - ordina l'immediata liberazione di Knox Amanda e Sollecito Raffaele se non detenuti per altra causa''.




REAZIONE DEI DETENUTI DEL CARCERE DI TERNI

Uno sbattere di oggetti metallici contro le porte delle celle: avrebbero scelto questo modo, alcuni detenuti del carcere di Terni, per festeggiare - cosi' e' stato spiegato - l'assoluzione di Raffaele Sollecito (insieme ad Amanda Knox) nel processo d'appello per l'omicidio di Meredith Kercher. Proprio a Terni, fino ad oggi, era recluso lo studente pugliese, che sta tornando in quell'istituto per essere poi scarcerato.



FUTURA META DI AMANDA

Seattle, la sua citta', o la Germania, dove vive una zia, sono le possibili mete di Amanda Knox, tornata libera oggi dopo la sentenza di assoluzione della corte d'appello di Perugia.



LE REAZIONI DI AVVOCATI E FAMILIARI

Avvocato Bongiorno (difesa Sollecito): "Sentenza attesissima da 4 anni, è il verdetto che aspettavamo. La sentenza non si è fermata alla mera apparenza". 'Raffaele - ha continuato l'avvocato Bongiorno - mi ha voluto ringraziare prima del verdetto, perche' lui e' fatto cosi'. Era emozionato da giorni. C'e' chi lo manifesta con il pianto chi con il silenzio. Dopo la sentenza ci siamo abbracciati e lui tremava. Era emozionatissimo. Lui fa parte di quelli che hanno pudore dei sentimenti".

Luca Maori (difesa Sollecito) "Pensava di svenire prima della sentenza che lo ha assolto dall'accusa di aver ucciso Meredith Kercher insieme ad Amanda Knox Raffaele Sollecito". Lo ha riferito uno dei suoi difensori, Luca Maori lasciando il palazzo di Giustizia. ''Al momento della sentenza ci siamo abbracciati - ha detto il legale -, Raffale Piangeva. Prima della sentenza stava per svenire. Mi ha detto che non poteva stare fermo, pensava di cadere. Poi mi ha stretto forte la mano quando e' stata annunciata la condanna per calunnia di Amanda. Pensava di essere stato condannato per l'omicidio, ma noi sapevamo che non era cosi', che era un'assoluzione''.
Riguardo ai fischi che lo hanno accolto all'uscita dall'aula, l'avvocato Maori ha parlato di ''tifo da stadio''.

Carlo Dalla Vedova (difesa Amanda) La giustizia ha trionfato". E' il primo commento dell'avvocato Carlo Dalla Vedova, uno dei legali di Amanda Knox, dopo la sentenza. "I suoi genitori - ha aggiunto l'avvocato - sono quattro anni che aspettavano questa sentenza. Cosa mi hanno detto? Finalmente riportiamo Amanda a casa". Alla domanda su quando Amanda riacquistera' la liberta', l'avvocato ha risposto: "Appena espleteremo le pratiche, quindi a brevissimo". Amanda Knox desidera ''partire al piu' presto'', ha detto questa sera alla Cnn il suo legale, Carlo Dalla Vedova, aggiungendo che ''Amanda ama l'Italia, e' venuta qui' per questo, tornera'. Ma ora
vuole andare a casa''.



La sorella di Amanda: ''E' finito un incubo''. Queste le prime parole della sorella di Amanda Knox, Diana, appena pronunciata dalla Corte d'Assise d'Appello di Perugia la sentenza di assoluzione per la studentessa americana e per l'ex fidanzato Raffaele Sollecito per l'omicidio di Meredith Kercher. ''Siamo felici che un incubo sia finito - ha detto Diana - Sono stati quattro anni di dolore per un crimine non commesso. Siamo grati agli avvocati che l'hanno assistita e le hanno voluto bene. Ma ora chiediamo la privacy di cui abbiamo bisogno''.



Avvocato Sollecito all'uscita del Palazzo di Giustizia

Un forte applauso ironico, con grida ed insulti, ha salutato l'uscita dal Palazzo di giustizia del collegio difensivo di Raffaele Sollecito guidato dall'avvocato Luca Maori. La folla sta lentamente scemando da piazza Matteotti anche perché la protesta spontanea che si era innalzata dopo il verdetto si è spenta con l'ingresso, con tanto di megafono, del disturbatore televisivo per eccellenza, Paolini. Si cerca ancora di capire se i pm e l'avvocato della famiglia Kercher si presenteranno per fare dichiarazioni ai giornalisti, visto che oggi pomeriggio avevano detto che non avrebbero commentato fino a domattina.

Padre Sollecito: "E' evidente che Raffaele non ha nulla a che fare con la morte di quella povera ragazza: Finalmente mi hanno ridato mio viglio".

Sorella Amanda Knox: "Siamo grati che finalmente questo incubo sia finito, lei ha sofferto per 3 anni per un crimine che non ha commesso". La sorella di Amanda ha poi ringraziato gli avvocati "che l'hanno difesa in maniera geniale e le hanno voluto bene". Si è poi anche detta grata "per il sostegno avuto da tutto il mondo". Ora la famiglia Knox chiede di avere privacy per dare il tempo ad Amanda di "uscire da questo incubo".



Famiglia Kercher ''Rispettiamo la decisione dei giudici ma non comprendiamo come sia stato possibile
modificare completamente la decisione del primo grado''. Cosi' la famiglia di Meredith Kercher ha commentato la sentenza della corte di assise di appello di Perugia, che ha assolto Amanda e Raffaele. I familiari si dicono comunque ''fiduciosi del sistema giudiziario italiano'' e sperano ''che la verita' possa finalmente essere accertata''.



Siti Usa sul delitto Meredith

La sentenza di assoluzione di Amanda Knox da parte della Corte d'Appello di Perugia apre tutti i siti dei media Usa. La Cnn titola ''La giuria torna indietro sull'accusa di omicidio'', la Abc: ''Il Verdetto: Amanda e' assolta'', il New York Times, ''Amanda Knox liberata dalla Corte italiana'', la Msnbc: ''Rovesciata la condanna di omicidio''.



Reazione della folla

La folla invece grida "Vergogna", fuori dal tribunale di Perugia dopo l'assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l'omicidio di Meredith Kercher. Ma dentro l'aula quando la sentenza è stata pronunciata è scoppiata la gioia: quella di Amanda, piegata in due dai singhiozzi liberatori, quella di Raffaele, quella degli avvocati e soprattutto dei familiari dei due ragazzi. La lettura della sentenza è iniziata in piena suspence, con l'annuncia di una "parziale riforma" del verdetto di primo grado, e poi la lettura della condanna per calunnia nei confronti di Amanda: 3 anni di carcere per il tentativo di accusare dell'assassinio il barista Patrick Lumumba. Ma quei tre anni sono già stati scontati dalla ragazza. Impietriti invece sono rimasti i familiari di Meredith Kercher, anche loro presenti in aula.



ULTIM'ORA 22

Lacrime di gioia. Questa la reazione immediata di Amanda Knox all'assoluzione con formula piena per l'omicidio di Meredith Kercher appena pronunciata dalla Corte d'Assise d'Appello di Perugia. Amanda ha abbracciato la sorella.



ULTIM'ORA 21.53 I giudici della corte d'Assise d'appello del tribunale di Perugia, dopo oltre 10 ore di camera di consiglio, hanno assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati di avere ucciso, nella notte tra l'1 e il 2 novembre del 2007, la studentessa inglese Meredith Kercher nella casa di via della Pergola, nel capoluogo umbro. Colpevole di calunnia amanda, riconosciute attenutanti generiche per l'omicidio, condannata a 3 anni di reclusione. In primo grado i due erano stati condannati rispettivamente a 26 e 25 anni di carcere. Amanda all'inizio della lettura era tesissima, già quasi in lacrime prima della sentenza, Raffaele invece era più tranquillo.




ULTIM'ORA 21,14:

C'e' anche un fan di Amanda Knox tra i tanti curiosi in attesa della sentenza d'appello per l'omicidio di Meredith Kercher. In mano una piccola statuetta con le sembianze della studentessa americana.
Il giovane era comparso in aula anche in altre udienze del processo di secondo grado. Talvolta con in mano una grande foto della Knox.

ULTIM'ORA 20, 17:

Amanda Knox e Raffaele Sollecito hanno appena lasciato il carcere di Capanne, diretti nei cellulari della polizia penitenziaria al Tribunale di Perugia per assistere alla proclamazione della sentenza d'appello. Il penitenziario è poco lontano dalla città e a questo punto diventa ancora più probabile che la lettura della sentenza arrivi intorno alle 21.30.


Giorno del giudizio per Amanda Knox e Raffaele Sollecito: oggi infatti è attesa la sentenza di secondo grado che li vede imputati per il delitto di Meredith Kercher. E' in camera di consiglio oramai da più di 6 ore la Corte di Assise d'Appello di Perugia, dinanzi alla quale si è svolta oggi l'ultima udienza del processo d'appello a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox per l'omicidio della studentessa inglese.

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La sentenza è attesa in serata, non prima delle 20. Il presidente della Corte, prima di entrare in Camera di Consiglio, ha chiesto rispetto in aula quando ci sarà la lettura della sentenza: ''Questa non è una partita di pallone, non ci si divide in fazioni. Chiedo silenzio e rispetto quando sarà emessa la sentenza. Non c'è spazio per tifoserie contrapposte. Ricordiamoci che è morta una ragazza''. I giudici hanno pranzato nella stanza del Palazzo di Giustizia dove sono chiusi da stamani e si sarebbero già organizzati per farsi portare anche la cena. Di fronte all'ingresso del palazzo di giustizia, nel centro della città, sono state predisposte alcune transenne per regolare l'accesso di fotografi, teleoperatori e giornalisti. Tanti i pulmini con le antenne satellitari per i collegamenti tv in diretta.


LE ULTIME DICHIARAZIONI DEGLI IMPUTATI



Ieri mattina i due imputati, Amanda e Raffaele, nelle dichiarazioni spontanee alla corte si sono dichiarati innocenti. ''Io non ero in casa, ero da Raffaele. Se fossi stata in quella casa sarei morta anch'io, insieme a Meredith'. Così Amanda Knox ha ribadito di essere estranea all'omicidio di Meredith Kercher. "Non ho ucciso, non ho violentato, io non ero presente a questo crimine. Sono stata manipolata - ha detto Amanda, rivolta alla corte -. Non voglio essere privata della mia vita e del mio futuro per qualcosa che non ho fatto. Io sono innocente''.



"Quattro anni fa ho perso un'amica - ha proseguito Amanda, con la voce tremante, a tratti interrotta da lacrime e silenzi in cui sembrava non riuscire a parlare -. Molti hanno affermato che io sono una persona diversa da come sembra, che non si capisce chi sono. Io sono la stessa persona che ero quattro anni fa. Ciò che mi distingue, è quello che ho sofferto in questi quattro anni: io ho perso un'amica nel modo più brutale, inspiegabile. In quattro anni la mia assoluta fiducia nella polizia è stata tradita. Ho dovuto affrontare accuse ingiuste. Ho pagato con la mia vita per cose che non ho commesso. Voglio tornare a casa, voglio la mia vita. Ho rispetto della Corte, vi chiedo giustizia''. Così Amanda ha concluso il suo intervento, con la voce rotta dall'emozione.



Prima di lei ha parlato Raffaele: "Per questo 'Signor nessuno' viene chiesto il carcere a vita, se non la pena di morte. Io sono innocente, non ho ucciso, non abbiamo ucciso. Ogni giorno in carcere, alla fine di ogni giorno, è sempre la morte, è sempre così". Raffaele ha parlato con voce incerta, l'emozione fortissima che l'attanagliava, e di questo ha chiesto scusa alla Corte. ''Dateci nuove speranze, un nuovo futuro, che penso meritiamo. Vorrei comunicarvi quello che sto soffrendo in questi anni. Ma è impossibile in pochissimi minuti. E' talmente grande quello che mi è accaduto che non esiste una dichiarazione che possa racchiudere tutto insieme. Non ho mai fatto del male a nessuno, mai nella vita - ha aggiunto il giovane - . L'accusa che mi è stata mossa contro, ho sempre pensato che si sarebbe esaurita, che si sarebbe chiarito tutto nel giro di poco tempo, invece ho dovuto sopportare e andare avanti giorno per giorno"



IL BRACCIALETTO: "AMANDA E RAFFAELE LIBERI"



''Sono quattro anni che porto questo bracciale con la scritta 'Amanda e Raffaele liberi - ha concluso Sollecito -. Non l'ho mai tolto e in questo bracciale sono racchiuse molte emozioni. Oggi voglio fare un omaggio alla Corte: è arrivato il momento di toglierlo''. Si tratta di un braccialetto di plastica morbida, giallo e scolorito dal tempo, con la scritta in inglese 'Free Raffaele e Amanda', donato a Raffaele Sollecito, secondo quanto riferisce l'avvocato Luca Mauri, dagli amici americani. Ora il braccialetto è custodito da uno dei legali, l'avvocato Giulia
Bongiorno.



"Il braccialetto che aveva al polso Sollecito - spiega l'avvocato Bongiorno - è un braccialetto che teneva sempre al polso in questi anni. A me aveva impressionato perché comunque dopo quattro anni gli vedevo sempre al polso un bracciale con la scritta Amanda". Secondo il legale, quindi, "siccome la tesi dell'accusa è sempre stata che c'era un rapporto esclusivamente sessuale, talmente i due erano attratti solo sessualmente e c'era una sorta di volontà di partecipare esclusivamente ad orge, a me invece aveva colpito questo braccialetto perché mi sembrava la classica dimostrazione di un rapporto di tenerezza, non di un rapporto di ossessione sessuale". I legali hanno riferito che incontreranno Raffaele nel carcere perugino di Capanne nel primo pomeriggio, in attesa della sentenza.



LA FAMIGLIA KHERCHER: "VOGLIAMO SAPERE CHI E' STATO"



Nella tarda mattinata di ieri sono arrivati da Londra i familiari di Meredith, la madre Arline, la sorella Stephanie e il fratello LyleI. "Sono in albergo - spiega il loro avvocato Francesco Maresca - per aspettare la sentenza insieme a noi e al console britannico". "Anche io chiedo giustizia, anche noi chiediamo giustizia per Meredith'', ha detto la madre della studentessa inglese. In aula Amanda Knox ha detto che vuole giustizia per Meredith: Arline, si dice "d'accordo" con le parole dell'imputata: "Anche noi vogliamo giustizia per Mez. Vogliamo sapere chi è stato e quale siano le prove". La madre di Meredith non crede che ''ci fosse un rapporto di amicizia'' tra la figlia e Amanda, come sostenuto dall'imputata americana. ''Si conoscevano da poco - ha sostenuto - e venivano da due differenti realtà. Si muovevano in due diversi contesti''.

Video della sentenza

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